Sanificazione degli ambienti: i motivi per cui non dovremmo sottovalutarla
Mascherine, disinfettanti e distanziamento: misure di protezione individuale che, dopo un anno di pandemia, sono ormai diventate parte integrante della routine quotidiana. E se il nuovo piano di vaccinazioni ci fa bene sperare in un calo di nuovi casi, non dobbiamo tuttavia dimenticare la lista di buone pratiche per evitare il rischio di contagio, a cominciare da un’adeguata pulizia, aerazione e sanificazione degli ambienti.
Perché è importante?
Siamo la Indoor Generation, per cui trascorriamo circa il 90% del nostro tempo in uffici, scuole, palestre, ospedali, industrie, condomini e mezzi pubblici: spazi chiusi, irrimediabilmente frequentati da molte persone, in cui i già citati strumenti di protezione individuale risultano a volte insufficienti.
Ad oggi, le forme di trasmissione più conosciute del virus SARS COVID 19 sono le cosiddette droplet o il contatto con superfici “infette”. Eppure, secondo le ultime ricerche, soltanto una persona su diecimila si contagia attraverso le superfici e una su mille all’aperto. Come spiegare, dunque, i milioni di casi nel mondo?
La comunità scientifica è ormai concorde nel riconoscere gli ambienti chiusi come quelli più a rischio di contagio per via del cosiddetto aerosol: la presenza di leggerissime particelle capaci di rimanere sospese in aria anche per ore e in grado di infettare le persone che si trovano in quell’ambiente.
Secondo il Direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco “Il tema della sanificazione degli ambienti chiusi per prevenire il contagio da coronavirus è stato finora un po’ sottovalutato. Il rischio di contagio in un ambiente chiuso è però reale, ed è opportuno adottare qualche accortezza: uno starnuto libera nell’aria circa 2 milioni di goccioline, un colpo di tosse oltre 1 milione e il parlare a voce alta migliaia al secondo. Si tratta di particelle virali molto piccole che possono permanere nell’ambiente come aerosol secondario, che come tale può essere introdotto con l’inspirazione nelle vie respiratorie”. Mentre Giorgio Buonanno, professore ordinario di Ingegneria tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia), ricorda che “I luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato”.
Per queste ragioni, la cura e l’igiene dei locali, ora più che mai, rimangono di fondamentale importanza per la tutela della salute pubblica. Ciononostante, è bene ricordare che la sanificazione ambientale non può e non deve essere di carattere straordinario, bensì una prassi quotidiana. Scegliere di avere ambienti puliti, igienizzati, privi di germi, batteri, virus o microbi può portare a grandi benefici sia nei luoghi di lavoro che all’interno del proprio nucleo familiare: un investimento a lungo termine che va ben al di là del momento storico che stiamo vivendo.
Cosa vuol dire sanificazione degli ambienti?
Nonostante il concetto di sanificazione sia spesso considerato sinonimo di disinfezione, pulizia e detersione, i termini in questione hanno valenze ed accezioni piuttosto differenti. L’Istituto Superiore di Sanità, nel rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie
nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento”, specifica che con il termine sanificazione si intende quel “complesso di procedimenti e operazioni” di pulizia e/o disinfezione e
comprende il mantenimento della buona qualità dell’aria anche con il ricambio d’aria in tutti gli ambienti.
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